«Art. 50-bis.
(Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecitecompiuta a mezzo internet)
1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.
[...]».
Questa è una parte del testo di un emendamento passato al Senato qualche giorno fa.
Queta legge appare oscura e pericolosa perché in pratica fornisce al Ministro dell'Interno dei poteri che non gli spettano. I reati indicati infatti sono già punibili secondo il Codice Penale. In questo caso invece non si capisce bene chi decide se ci sia o non ci sia un reato e quindi se oscurare o no un sito o un blog. Se a decidere è il ministero, senza che ci sia nessuna sentenza dietro, allora è molto grave.
Oltretutto le cose peggiorano a sentire l'intervista (da L'espresso) al senatore che ha proposto questo emendamento, perché:
- si parla di oscurare l'intero sito (tipo Facebook o You Tube) se il gestore di quest'ultimo non cancelli i contenuti incriminati;
- in tali reati sono compresi anche i commenti ai blog.
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